Prima
di andare a dormire ben Ghidon lavò i piatti. Non era un gran cuoco,
ma lui non lo sapeva. Le sue specialità erano l'insalata di riso, il
minestrone e il suo dolce speciale, tutti preparati con la sua
tecnica inconfondibile. L'insalata di riso era forse il suo
capolavoro di tecnica. Riempiva una pentola di acqua e ci versava un
bell'ammontare di riso. Poi accendeva il fornello e andava a vedere
la tv o a leggere un libro. Lasciava il fuoco andare per un paio
d'ore, mentre faceva altro. Quando tutta l'acqua era evaporata,
allora, chiaramente, il riso era pronto. L'effetto finale era un'
incredibile palla di riso con l'esterno della consistenza della gomma
da masticare con alcune zone bruciacchiate e con l'interno che era un
nucleo massiccio di riso semicrudo. A questo punto Ben versava il
blocco di riso in una terrina e poi vi riversava una scatola di
piselli bolliti. Dopo questo arricchimento, la metteva subito in
frigo dove durava per i successivi due tre giorni e costituiva per
lui motivo di grande gioia.
Il
suo minestrone era stato soprannominato dagli amici negli anni di
accademia “il tè di verdure”. Si trattava di una grande pentola
d'acqua vagamente salata con in sospensione alcuni pezzi di zucchine,
carote e patate.
Soltanto
il dolce sembrava cibo mangiabile alla gente comune. Si trattava
della ricetta più audace del repertorio di Ben: “le ricottine alla
ben Ghidon”. Si trattava di ricottine di capra coperte di miele.
Ben aveva imparato questa ricetta dalla nonna, che gli aveva detto
che derivava da una tradizione che si poteva far risalire all'epoca
dell'Esodo.
Mentre
la spugnetta puliva delicatamente le stoviglie con i residui della
sua leggendaria insalata di riso, Ben si preparava ad un'altra notte
animata dai pensieri cupi sul suo futuro professionale incerto.
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