sabato 12 ottobre 2013

CAPITOLO 5



Ben si svegliò di colpo. Pensò al sogno. Ne analizzò i particolari alla luce dei suoi studi biblici accademici. C'era molto nel sogno che lasciava intendere che si trattava di un'autentica manifestazione del profeta Elia. Il Signore utilizza linguaggi tipici del tempo della gente con cui vuol comunicare. Ora secondo il testo biblico, come abbiamo detto Elia non è morto, ma è asceso su un carro di fuoco nel cielo, per poi scendere di tanto in tanto per dare una mano all'umanità. Era chiaro che il carro di fuoco era l'ascensore e che il grande edificio rappresentava il complesso dell'universo di cui soltanto quel piccolo deposito per gli atrezzi costituiva il mondo. L'ascensore era una via reversibile per ciò che c'è al di là. Chi ascende al cielo può sempre premere il tasto piano -2 e scendere allo sgabuzzino degli atrezzi. Chi muore esce dal mondo da una porta tagliafuoco e questo percorso è irreversibile. Il profeta Elia dunque non solo gli aveva dato un incarico importantissimo, ma aveva una tale fiducia nel valore di Ben, da decidere di abbandonare il proprio compito di vigilante sul popolo della terra, uscendo dalla porta tagliafuoco dopo il dialogo con Ben Ghidon.
Ben si guardò allo specchio.
L'insalata di riso non aveva mai prodotto sogni così tanto precisi, così coerenti, così chiari, così ordinati, così ben decifrabili.
Era veramente il Signore che parlava e non un blocco di riso bruciacchiato.
Si girò verso il comodino. Sopra di esso brillava e scintillava una bellissima stellina a sei punte dorate sulla quale era scritto in caratteri ebraici il seguente verso dal Salmo I:
Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere.


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