Il
capitano era furioso:
«La
finisca, Ghidon. E si prenda sessanta giorni di sospensione»
«Meglio
novanta...»
«...centoottanta
e fuori il distintivo»
Tenendo
in mano il distintivo appena strappato dall'uniforme ben Ghidon, con
la sua tipica espressione dura e sprezzante, disse:
«E'
una bella supposta a sei punte, ne approfitti...»
«Che
cosa vuol dire?»
«Dico
che puo' schiaffarsela nel didietro!»
Sbattendo
la porta ben Ghidon uscì in strada. Non era uso a scendere a
compromessi. Il capitano l'aveva deluso per l'ultima volta e ben
Ghidon non era il tipo di persona che conviene deludere.
Sulla
strada di casa Ben vedeva malessere, volgarità e desolazione. Vedeva
ingiustizia sociale per il suo popolo e per gli altri popoli. Questa
sua tristezza non traspariva dalla sua scorza che appariva costantemente dura a
uno sguardo superficiale, ma chi lo conosceva bene poteva scorgere in
quella kippà un po' pendente un tipico segno rivelatore. Ben era
molto attento quando indossava la sua uniforme o il suo abbigliamento
per le missioni in borghese: la kippà eccessivamente pendente
rivelava una distrazione che solo il suo senso di desolazione poteva
avere concesso.
Sulla
strada di casa, si fermò ad acquistare degli alimenti kosher; anche
se non era un ebreo ortodosso, aveva ereditato dalla famiglia alcune
abitudini che perpetuava, sempre impassibile, in maniera automatica.
A dire il vero, Ben non era neppure credente. Era da anni che non
andava in sinagoga. In lui era rimasta solo una certa quantità di
gesti svuotati e snaturati. Rispettava il sabato, ma non pregava,
certo non sparava neppure. Questo in effetti era stato un problema per lui,
così come era stato un problema per tutta la comunità, perchè
metteva per un giorno su sette la criminalità in una situazione di
evidente vantaggio. Ma le tradizioni sono tradizioni.
Stava
ormai calando il sole del venerdì. Sarebbe riuscito ad arrivare a
casa in tempo per il riposo dovuto? Però Ben non era tranquillo
dentro, era pieno di rabbia e di rancore. I suoi metodi erano
giudicati poco ortodossi, aveva una certa inclinazione a rispondere
alla violenza con violenza e un irrispettoso senso di schiettezza lo
portava spesso a reagire alla stupidità delle persone senza tenere
conto della loro posizione; era successo per esempio con il capitano. A lui non importava. Poteva essere il profeta Elia in persona, appena sceso
dal suo carro di fuoco, ma se si fosse comportato così, gli avrebbe
riservato comunque lo stesso trattamento.
La
vita della strada aveva trasformato la gentile pelle con cui si
era presentato il primo giorno di accademia in una pellaccia dura e
ricoperta di pelo ispido e appuntito. Quel poco di calore umano che
lo animava nei giovanili festeggiamenti di Pesach era stato trasformato dalla
strada in un nucleo di ghiaccio.
Ormai
aveva pochi amici e i contatti umani erano prevalentemente costituiti
da violenti scontri nelle periferie più malfamate. Nemmeno il
ricordo del compagno d'accademia Jovann' Eli con cui aveva diviso ore
felici mangiando pane azzimo e humus poteva dare al suo volto un
sorriso. L'unico sorriso che la sua bocca gli concedeva era di tanto
in tanto una beffarda espressione di sfottò verso qualche
incompetente superiore.
Il
sole stava sparendo ormai del tutto mentre Ben apriva la porta del
suo squallido appartamentino. Dal lavandino un odore fastidioso di
piatti non lavati pervadeva l'aria.
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